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Fairland estate

Distretto di Kodagu, stato di Karnataka, India

I nostri giorni in piantagione, sognando gli elefanti

Quando Mike ci condusse alla casa degli ospiti, passando in mezzo ad una giungla rigogliosa, fui colpito da sottili strutture di fili, in lontananza. Sembravano quelli in cui passa una leggera corrente e che si usano per proteggere le colture dal bestiame brado; ma erano ben più doppi, con isolatori massicci ed erano disposti in più serie in altezza. Il più alto di questi superava nettamente le piante di caffè che da quei fili erano delimitate.

 

Mike scorse il mio sguardo indagatore e la mia perplessità e sorridendo gentilmente, mi spiegò che si trattava di una installazione per tenere lontani gli elefanti dalle piantagioni di caffè. Il problema, mi disse, non consiste nel fatto che questi voluminosi pachidermi siano attratti dal caffè (ad esserne sono, semmai le scimmie, ma, per quelle, purtroppo, non abbiamo alcun deterrente), ma nel fatto che utilizzano l’area di piantagione per i loro spostamenti da un’area di foraggiamento ad un’altra.

 

Da una parte fui eccitato da questa vicinanza potenziale con animali che avevo osservato da vicino in natura solo nell’antica riserva di caccia del maharajà di Mysore, qui in India, e nello Tsavo Park, in Kenia, ma che ora “vivevo”, per così dire, non più come se fossero in uno zoo attrezzato, ma come parte delle possibilità di incontro casuale della mia vita. Ma la mia speranza di incontrarli lungo la strada che ci portava alla nostra residenza, rimase delusa quando arrivammo, finalmente, alla casa degli ospiti.

 

La mattina non c’erano tracce di passaggio di pachidermi, ma “soltanto” una vista spettacolare: una giungla alta ed apparentemente impenetrabile che non consentiva di percepire la piantagione che si godeva l’ombra negli strati inferiori della vegetazione e, in lontananza, ancora avvolto dalle brume della mattina il beneficio di Silpi, dove i letti di essiccazione del caffè in pergamino venivano pian piano liberati dalle coperture di cotone che li avevano preservati dall’umidità della notte.

L’Arabica in India, testimonianza di qualità e infinite possibilità di questo Paese

Dove nasce il caffè che abbiamo selezionato?

Il distretto di Kodagu è particolarmente vocato alla coltivazione del caffè e del pepe. In quest’area, costantemente attraversata da gruppi di elefanti, le piante di caffè crescono all’ombra di una giungla alta e fitta, al punto da dare l’impressione di essere impenetrabile, e vengono difese da fili elettrificati realizzati per impedire il passaggio dei pachidermi.

 

La piantagione è di proprietà della Bombay Burmah Trading Company: questa compagnia ha avuto un ruolo molto importante nella produzione e commercio del caffè indiano, avendo selezionato una speciale varietà di arabica, denominata BBTC, che è stata poi usata in tutta l’India.

Come nasce questo caffè

Come spesso accade in India, le attività che richiedono precisione sono affidate alle donne: sono loro che si occupano della raccolta manuale tra dicembre e gennaio e poi della doppia selezione manuale a cui è sottoposto questo caffè, dopo la lavorazione “ad umido”.

All’interno della piantagione è stato realizzato un piccolo ospedale locale, un asilo nido ed una scuola di primo grado.

Fairland estate
La piantagione di Fairland

Un po’ di dati

  • Varietà botanica: 82% selezione BBTC, 15% Sel. 9, 2% Chandragiri, 1% Sel. 795
  • Lavorazione: lavato, in vasche di fermentazione (plantation)
  • Raccolto: dicembre – gennaio
  • Essiccazione: al sole, su letti sospesi
  • Altitudine: 900 – 1.070 m slm
  • Qualità/crivello: A

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